Soul si apre a New York, giorni nostri. Joe Gardner, pianista jazz e insoddisfatto professore di musica in una scuola media, ha finalmente l’occasione di fare il tanto agognato salto di qualità e diventare pianista fisso per il quartetto jazz della famosa sassofonista Dorothea Williams. Decide così, malgrado le insistenti pressioni della madre Libba di non accettare subito il contratto indeterminato propostogli dalla scuola e di buttarsi a capofitto in quella che per lui, è la sola ragione di vita. Si reca, quindi al locale e stupisce la Williams che lo ammette nel gruppo e gli dà appuntamento la sera stessa per il concerto.
Uscito dal locale, in preda alla gioia , non si accorge di un tombino scoperchiato e ci precipita dentro finendo in coma. Al suo “risveglio” è un anima ormai sulla strada verso l’Aldilà ma non ha alcuna intenzione di andarvi e, a furia di tentativi, riesce ad abbandonare quella “strada a senso unico” per finire però all’Antemondo, il luogo dove le anime vengono istruite prima di venire al mondo. Fattosi passare per un mentore dagli svariati Jerry (gli educatori delle anime) gli viene affidata 22, un’anima che dopo migliaia di anni dalla sua “nascita” sembra non avere alcuna intenzione di voler andare sulla Terra. Spiegata la situazione a 22, i due fanno un patto: se lui riuscirà ad aiutarla a trovare la scintilla, lei gli cederà il “pass” ottenuto per potervi tornare. Per i due comincia una lunga ricerca che si risolve però, con un nulla di fatto: 22 sembra proprio non aver trovato nulla che le accenda la scintilla.

L’unica soluzione sembra essere quella di rivolgersi a Spartivento – un hippie dei nostri giorni – e al suo gruppo di “mistici senza frontiere”, alcune anime che riescono a “staccarsi” dal proprio corpo, rapiti dalle proprie attività (Spartivento, nel mondo è una specie di uomo-sandwich); questi vivono nella Bolla, un luogo in cui risiedono appunto, le anime dei vivi che entrano in una sorta di “estasi”, rapiti dalle proprie attività. La Bolla, un grande deserto immerso nella notte, non è però un luogo idilliaco. Farsi prendere troppo dalle proprie attività, anche le più belle e nobili (come l’arte in generale) non porta necessariamente al bene; risiedere per troppo tempo nella Bolla, come mostra Spartivento a Joe e 22, rischia di far perdere la propria anima, trasformandola in un enorme, triste, mostro di sabbia e solo un preciso rituale dei Mistici senza frontiere libera l’anima da questa forma, facendola tornare con i piedi per terra (come vediamo accadere).
Grazie a Spartivento e ai suoi, Joe riesce a trovare il proprio corpo e, concentrandosi su di esso riesce a tornare sulla Terra ma, sfortunatamente, porta con sé 22. I due si incarnano così nel corpo di Joe e in un gatto, Mr. Muffola, accoccolato sul letto di Joe. L’anima di Joe si incarna nel corpo del gatto e 22 in quello di Joe; l’anima del gatto, spodestata dal suo corpo, viene catapultata sul nastro trasportatore verso l’aldilà, con uno stacco di camera esilarante.

Sulla Terra, per i nostri protagonisti comincia il vero viaggio di nascita e rinascita: grazie a 22, Joe scopre davvero cosa sia la vita attraverso le sue bellezze e le sue imperfezioni – il dialogo fra 22 e Dez il barbiere, è essenziale per capire quest’ultimo punto, anche più del toccante scambio di battute che i due hanno con la madre di Joe) e 22, potendo finalmente vedere di persona, cosa voglia dire vivere decide di cercare la sua Scintilla sulla Terra (la cosa è resa davvero molto bene, senza troppi giri di parole, già quando, seduta nel corpo di Joe si guarda attorno e pensa a quello che ha vissuto fino a quel momento). Motivo per cui l’anima si rifiuta di tornare nell’Antemondo e scappa inseguita dal musicista: i due vengono intercettati da Jerry – il contabile delle anime che anzitempo era sceso sul nostro pianeta per riprendersi i due – che li riporta indietro.
Qui Joe vomita addosso a 22 il proprio livore dicendole che se lei si è appassionata alla vita è stato solo grazie alla vita di Joe: 22 affranta e delusa lancia il distintivo finalmente ottenuto a Joe, che può così far ritorno sulla Terra, non prima che uno dei vari Jerry lo informi che la scintilla non si ottiene scoprendo il proprio scopo della vita ma volendo ardentemente desiderare di vivere e a questo, 22, ci era arrivata anche se non aveva capito fosse esattamente quella la Scintilla.
Joe, sulla Terra riesce a suonare con la Williams ma finito il concerto, raggiunto l’agognato obiettivo, resta comunque insoddisfatto; capito il proprio errore (anche grazie a qualche battuta scambiata con la sassofonista a fine serata) il nostro pianista riesce suonando, a tornare nella Bolla e grazie a Spartivento, trova 22 che si è ormai trasformata in un’anima perduta e solo grazie ad una foglia d’acero, riesce a liberare 22 del suo aspetto mostruoso aiutandola a ricordare il perché volesse vivere.
22, tornata in sé, può finalmente andare sulla Terra e Joe è ormai pronto per andare nell’Oltremondo (l’Aldilà vero e proprio) ma, sulla strada verso la grande luce, viene fermato da uno dei tanti Jerry che gli comunica di aver ottenuto un’altra possibilità: Joe ha dato a tutti i Jerry un esempio su cui riflettere e da cui imparare e quindi, può tornare a vivere sulla Terra. Il pianista ora sa, grazie a 22, che la vita è ben altro che il raggiungimento di un solo scopo ed è fatta anche di piccoli momenti e piccole cose.
Considerazioni su: Soul prima della chiusura
Qualche considerazione finale. Il racconto è ben sviluppato, scorre bene e non se ne percepisce la durata, tutto ciò che accade ha una coerenza, un senso di fondo che, alle volte, la stessa Walt Disney Productions perde per strada.
La profondità del messaggio, che svogliatamente potrebbe sembrarci banale, cioè lo scoprire e il riscoprire che la vita davvero non può essere soltanto l’assuefarsi al raggiungimento di uno scopo, perdendo tutto il resto: un resto che – come Joe e 22 scoprono e riscoprono – è fatto di piccole gioie ma anche di delusioni e rinunce, e davvero il dialogo con Dez il barbiere è il più significativo dell’intero film perché esplica tutto ciò.
Il lavoro del comparto tecnico/artistico in Soul, poi, è semplicemente encomiabile: tutti i luoghi, gli strumenti musicali, l’oggettistica varia sono ricreati così fedelmente da sembrare ripresi dal vivo. Ciò che infine impreziosisce il tutto sono le composizioni di Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Baptiste (quest’ultimo si è occupato dei temi jazz) per la colonna sonora; un riuscito mix fra jazz e musica ambient, per rendere anche musicalmente palpabile, la differenza fra i due mondi del film: la Terra e l’Antemondo.
Il conto
È davvero molto triste, che molti non possano ancora vedere Soul perché senza Disney+, la speranza è che possa tornare presto al cinema, dove di tutto ciò di cui vi ho parlato, si sarebbe potuto avere un godimento ancora maggiore. Chi invece fosse iscritto alla piattaforma e non avesse ancora guardato questa piccola perla, si fidi e corra al più presto a vederla perché è tempo ben speso.
Ciao e al prossimo caffè,
Il Barista Animato
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3 pensieri su “Soul. Tornare all’anima per vivere davvero (SPOILER)”