Yasuke è una miniserie che si ispira a un fatto storico e, giustamente, decide di romanzarci sopra: peccato lo faccia in maniera terribile.
Cicchetto di trama
Siamo nel Giappone del XVI secolo e Oda Nobunaga è intenzionato ad unificare il Giappone sotto un’unica bandiera, ad aiutarlo un ex schiavo di colore, che ora lo serve come samurai: Yasuke – questo è il nome che Nobunaga gli da dopo aver inutilmente provato a pronunciare il nome dell’uomo – si distingue fin da subito alla corte del suo signore i cui songi di un Giappone unito però, si infrangono con la sua morte.
Al tempio di Honno – Ji infatti, nel 1582 le forze di Nobunaga sono sopraffatte da quelle del Generale Oscuro al servizio della demone Yami No Daimyo, costringendo Nobunaga a suicidarsi, ricevendo da Yasuke stesso il colpo di grazia.

Anni dopo Yasuke è un barcaiolo in un villaggio in cui vivono anche una donna con la figlia malata; un giorno la madre, Ichika chiede a Yasuke di portare lei e la figlia Saki da un dottore capace di curare la bambina. Durante il viaggio, il gruppo è attaccato da quattro sicari – una mutaforma, un mecha, uno stregone di colore e un’altra donna armata di una falce – incaricati da Abraham, un prete mutante che ha ambizioni di dominio sulla Chiesa cattolica e sull’intero continente europeo, di rapire la ragazza conoscendone i poteri.
Saki però, non è minacciata solamente da Abraham e i suoi scagnozzi; a darle la caccia è la stessa Daimyo interessata ai poteri della ragazza, ultimo ostacolo al suo potere assoluto e mezzo per poterlo confermare. Yasuke si trova così a dover proteggere Saki in un viaggio che si rivelerà essere molto più pericoloso di quello che pensava e che porterà il Ronin a fare i conti con i ricordi del suo passato.
Yasuke di LeSean Thomas è una serie di sei episodi che è possibile dividere in due parti strettamente collegate tra loro. Una prima parte comprende i primi tre episodi e la seconda gli ultimi tre, a collegare queste due parti sono Saki e Yasuke, i protagonisti della nostra storia. Una storia che purtroppo ha deluso le mie aspettative (forse perché erano troppo alte in partenza).
Breve focus

Fra mecha, magie, demoni e giochi di potere – il tutto “condito” con atmosfere psichedeliche – quello che risulta è un florilegio di contenuti che in partenza (a livello di soggetto) potevano essere degni di nota ma ne è risultata una serie mal gestita.
Gli stessi personaggi – le cui caratteristiche psicologiche potevano essere rese molto, molto meglio – mi hanno coinvolto e convinto poco. Si salva solo Yasuke, il nostro protagonista, la cui storia ci viene raccontata fin dal suo arrivo nel Paese del Sol Levante e che viene realizzato nella maniera migliore ma questo non aiuta più di tanto e tanto di più non può fare la sapienza dello Studio Mappa la cui abilità – che qui non si discute – non riesce ad esaltare le varie scene caotiche presenti nell’anime, preferendo concentrarsi sul personaggi di Yasuke e sulla bellezza dei paesaggi del Giappone di quegli anni. Giappone che in Yasuke è colpevolmente il vero grande assente.
Il conto
Non può bastare (o non dovrebbe) il basarsi su fatti storici realmente accaduti per costruire una storia originale; ricamare è una cosa, dare una mano di bianco è tutt’altro. Nel probabile caso producessero una seconda stagione, o qualcos’altro, non la guarderei.
Ciao e al prossimo caffè,
Il Barista Animato
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1 pensiero su “Yasuke. Il Giappone del XVI secolo tra samurai… e mecha.”