Lo Studio Ghibli produce, con la regia di Goro Miyazaki: Earwig e la strega, primo film dello studio nipponico in CGI.
Cicchetto di trama
La storia è piuttosto semplice; una strega dai capelli rossi, abbandona la figlia in fasce davanti le porte di un orfanotrofio; la bambina di nome Earwig viene quindi accolta all’orfanotrofio dove, però la direttrice le cambia il nome – non credendo al biglietto lasciato con la bambina – in Erica Wigg.
Trascorrono dieci anni ed Erica è un bambina vivace e spigliata, ha un amico che lei chiama simpaticamente Budino, e non ha alcuna intenzione di essere adottata; le cose per lei cambiano quando una donna Bella Yaga e un uomo taciturno, Mandragora la adottano nonostante le ripetute proteste della bambina. Raggiunta la sua nuova casa, Erica scopre che Bella Yaga altri non è che una strega che l’ha presa con sé perché aveva bisogno di un paio di braccia in più; comincia così per Erica una nuova vita in una casa che nasconde molti segreti.
Earwig e la strega. Un focus
Il 22° lungometraggio Ghibli è un film che delude sotto molti aspetti e per quanto sia normale non raggiungere sempre le “vette cinematografiche” di gradimento, risulta difficile riuscire a paragonare Earwig e la strega (qui il trailer) ad alcune delle opere minori (si fa per dire) dello studio di Tokyo.

A questo film manca praticamente tutto; una CGI che si evita di definire imbarazzante solo per l’amore che chi scrive ha per lo Studio, i personaggi non hanno quelle sfaccettature cui siamo abituati e i loro movimenti sono di una legnosità cui non ero più abituato e, per finire, anche se la colonna sonora è sicuramente originale, non brilla e non lascia granché il segno. Il risultato è un film dal potenziale inespresso, un film Ghibli cui è stato tolto l’estro Ghibli; un vero peccato perché Goro Miyazaki non è sicuramente un novellino e il suo La collina dei papaveri ne è la prova.
Troppe informazioni senza risposte.
Ciò che però destabilizza più di tutto in Earwig e la strega la mala gestione della moltitudine di informazioni che vengono via, via seminate lungo tutto l’arco narrativo e che in poco più di ottanta minuti non riescono a trovare risposta: in questo film non accade praticamente nulla e quando, finalmente le cose sembra che comincino a prendere una piega più articolata, il film termina bruscamente, difficile definire la conclusione un finale aperto, e si resta imbambolati a guardare i primi secondi dei titoli di coda, come si ci fosse piovuta addosso una cascata di acqua gelata.

Il conto
Prima di chiudere mi permetto di fare un piccolo appunto alla locandina: non ha assolutamente senso. Guardando solo quella, o cominciando da quella, sembra di essere in procinto di andare a vedere un film su un gruppo musicale con una bambina come leader e la storia, in realtà, parla praticamente di tutt’altro.
Se avete visto (o vedrete) il film, fatemi sapere cosa ne pensate anche voi.
Ciao e al prossimo caffè,
Il Barista Animato
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1 pensiero su “Earwig e la strega. Anche i grandi sbagliano.”