Earwig e la strega © 2020 Goro Miyazaki/Studio Ghibli
Film d'animazione, Recensioni

Earwig e la strega. Anche i grandi sbagliano.

Lo Studio Ghibli produce, con la regia di Goro Miyazaki: Earwig e la strega, primo film dello studio nipponico in CGI.

Cicchetto di trama

La storia è piuttosto semplice; una strega dai capelli rossi, abbandona la figlia in fasce davanti le porte di un orfanotrofio; la bambina di nome Earwig viene quindi accolta all’orfanotrofio dove, però la direttrice le cambia il nome – non credendo al biglietto lasciato con la bambina – in Erica Wigg.
Trascorrono dieci anni ed Erica è un bambina vivace e spigliata, ha un amico che lei chiama simpaticamente Budino, e non ha alcuna intenzione di essere adottata; le cose per lei cambiano quando una donna Bella Yaga e un uomo taciturno, Mandragora la adottano nonostante le ripetute proteste della bambina. Raggiunta la sua nuova casa, Erica scopre che Bella Yaga altri non è che una strega che l’ha presa con sé perché aveva bisogno di un paio di braccia in più; comincia così per Erica una nuova vita in una casa che nasconde molti segreti.

Earwig e la strega. Un focus

Il 22° lungometraggio Ghibli è un film che delude sotto molti aspetti e per quanto sia normale non raggiungere sempre le “vette cinematografiche” di gradimento, risulta difficile riuscire a paragonare Earwig e la strega (qui il trailer) ad alcune delle opere minori (si fa per dire) dello studio di Tokyo.

Mandragora in un fotogramma di: Earwig e la strega © 2020 Goro Miyazaki/Studio Ghibli
Mandragora in un fotogramma di: Earwig e la strega © 2020 Goro Miyazaki/Studio Ghibli

A questo film manca praticamente tutto; una CGI che si evita di definire imbarazzante solo per l’amore che chi scrive ha per lo Studio, i personaggi non hanno quelle sfaccettature cui siamo abituati e i loro movimenti sono di una legnosità cui non ero più abituato e, per finire, anche se la colonna sonora è sicuramente originale, non brilla e non lascia granché il segno. Il risultato è un film dal potenziale inespresso, un film Ghibli cui è stato tolto l’estro Ghibli; un vero peccato perché Goro Miyazaki non è sicuramente un novellino e il suo La collina dei papaveri ne è la prova.

Troppe informazioni senza risposte.

Ciò che però destabilizza più di tutto in Earwig e la strega la mala gestione della moltitudine di informazioni che vengono via, via seminate lungo tutto l’arco narrativo e che in poco più di ottanta minuti non riescono a trovare risposta: in questo film non accade praticamente nulla e quando, finalmente le cose sembra che comincino a prendere una piega più articolata, il film termina bruscamente, difficile definire la conclusione un finale aperto, e si resta imbambolati a guardare i primi secondi dei titoli di coda, come si ci fosse piovuta addosso una cascata di acqua gelata.

Bella Yaga ed Earwig in un fotogramma di: Earwig e la strega © 2020 Goro Miyazaki/Studio Ghibli
Bella Yaga ed Earwig in un fotogramma di: Earwig e la strega © 2020 Goro Miyazaki/Studio Ghibli

Il conto

Prima di chiudere mi permetto di fare un piccolo appunto alla locandina: non ha assolutamente senso. Guardando solo quella, o cominciando da quella, sembra di essere in procinto di andare a vedere un film su un gruppo musicale con una bambina come leader e la storia, in realtà, parla praticamente di tutt’altro.

Se avete visto (o vedrete) il film, fatemi sapere cosa ne pensate anche voi.

Ciao e al prossimo caffè,

Il Barista Animato

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1 pensiero su “Earwig e la strega. Anche i grandi sbagliano.”

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