Encanto © 2021 Byron Howard/Jared Bush/Charise Castro Smith/Walt Disney Pictures/Walt Disney Animation Studios
Film d'animazione, Oscar miglior film animato, Recensioni

Encanto. Disney ci porta in una Colombia colorata e magica.

Mettiamo subito le mani avanti: Encanto mi è piaciuto, mi ha convinto e lo rivedrei; ci sono però alcune cose che mi hanno lasciato un po’ confuso. Andiamo con ordine.

La trama

Encanto (ecco il trailer), diretto da Byron Howard e Jared Bush (che cura anche la sceneggiatura), racconta la storia della famiglia Madrigal, una numerosa famiglia colombiana dotata di poteri eccezionali che vive in una casita anch’essa dotata di poteri magici (che la rendono quasi viva).

Abuela Alma e Mirabel, Fotogramma di: Encanto © 2021 Byron Howard/Jared Bush/Charise Castro Smith/Walt Disney Pictures/Walt Disney Animation Studios
Abuela Alma e Mirabel, Fotogramma di: Encanto © 2021 Byron Howard/Jared Bush/Charise Castro Smith/Walt Disney Pictures/Walt Disney Animation Studios

I Madrigal garantiscono al villaggio che è andato a costruirsi con il passare del tempo, una duratura prosperità e una vita felice. I poteri che questa famiglia possiede, derivano da una miracolosa candela che la nonna della famiglia, Alma Madrigal, portava con sé cinquant’anni prima mentre, con il marito Pedro fuggiva dal suo villaggio colpito dalla guerra; durante la fuga Pedro si sacrifica per permettere alla moglie e ad altri fuggiaschi di salvarsi. La candela, fino a quel momento normalissima, è incantata è la sua fiamma diventa imperitura, si alzano nuove montagne intorno ad Alma e appare una casa incantata, casa che si allargherà ed elargirà poteri via, via che i tre figli di Alma, Julieta, Pepa e Bruno, formeranno le loro famiglie. L’unica a non avere poteri è Mirabel, figlia minore di Julieta, che non è ben vista per la mancanza di poteri magici (l’unica senza un talento); sembra esserle toccata comunque una sorte migliore dello zio Bruno che, per il suo talento nelle profezie (tutte dagli esiti veritieri ma nefasti), era così malvisto sia dalla famiglia sia dal villaggio, da essere costretto a fuggire.

Le cose per la famiglia Madrigal, e per il villaggio stesso, cominciano a peggiorare quando la casa e alcuni membri della famiglia, cominciano a perdere il loro encanto; Mirabel decide così di partire alla ricerca di Bruno, il fratello perduto, intenzionata a rimettere le cose a posto e far vedere alla sua famiglia quanto realmente vale.

Cosa non è andato in Encanto

La famiglia Madrigal. Encanto © 2021 Byron Howard/Jared Bush/Charise Castro Smith/Walt Disney Pictures/Walt Disney Animation Studios
La famiglia Madrigal quasi al completo. Encanto © 2021 Byron Howard/Jared Bush/Charise Castro Smith/Walt Disney Pictures/Walt Disney Animation Studios

Questa è, stringendo nemmeno così tanto, la trama del film. Ancora una volta Walt Disney Pictures e Walt Disney Animation Studios costruiscono una storia partendo da un soggetto veramente bello, interessante e con un potenziale altissimo e si “perdono” concentrandosi maggiormente sul lato prettamente tecnico/artistico del film. Questa storia ha un numero di personaggi esorbitante e per quanto sia comprensibile concentrarsi solo su alcuni di loro, in forza di un più stretto rapporto con Mirabel – la protagonista – e anche per le “indagini” che la giovane compie per risolvere il mistero, da un po’ di dispiacere che dei personaggi tutto sommato ben caratterizzati, siano sfruttati quel tanto che basta per farceli vedere come dotati di doni straordinari.

Ci sono altri aspetti ad avermi convinto poco, li racchiudo in tre punti; il primo è la trama in rapporto alla durata della storia. Encanto è un film in cui sostanzialmente succede poco o nulla e quello che accade – considerato il fatto che questo film è anche una commedia musicale – è spesso accompagnato da canzoni che rallentano, quando non fermano, la narrazione (il film dura poco più di un’ora e mezza, e un quarto di esso è occupato da canzoni). Si arriva alla conclusione del film, dopo un continuo premere l’acceleratore per poi frenare abbastanza bruscamente, arrivando a dover concludere le varie sottotrame in maniera troppo concitata e con poca logica (in un caso, totalmente assente).

Il secondo aspetto si collega quasi direttamente a questo; alcuni rapporti tra i vari familiari e Mirabel potevano essere gestiti meglio. Non si riesce mai a capire se la considerino o meno una di famiglia; se non trattata con freddezza, sembra che la sua presenza passi in secondo piano, è compatita praticamente da tutti, capita praticamente da nessuno (si salvano il padre, lo zio Bruno e il cuginetto Antonio e, a fatica, la madre).

Il terzo punto è quello che mi ha messo più di tutto l’amaro in bocca (ALLERTA SPOILER, non aveste ancora visto il film passate oltre).

Mirabel in un fotogramma di: Encanto © 2021 Byron Howard/Jared Bush/Charise Castro Smith/Walt Disney Pictures/Walt Disney Animation Studios
Mirabel in un fotogramma di: Encanto © 2021 Byron Howard/Jared Bush/Charise Castro Smith/Walt Disney Pictures/Walt Disney Animation Studios

(PAUSA SPOILER)

Per quanto mi piacciano le storie con i cattivi, sono altrettanto convinto che non sia necessario averne uno per avere davanti agli occhi un film riuscito, ed è il caso di Encanto. Questo film non ha il cattivo; difficile dire inoltre, se Abuela Alma Madrigal sia effettivamente l’antagonista della storia, ma si capisce fin da subito – da subito dopo il prologo per essere precisi – che è proprio lei ad esserlo e non si hanno nemmeno troppi dubbi che le cose possano cambiare, perché si capisce chiaramente che Tio Bruno è la prima vera “vittima” della donna – ma anche di tutta la famiglia, Mirabel e Antonio esclusi – . Un po’ un peccato bruciare così un personaggio che, a conti fatti, ha una sua storia ben realizzata.

(FINE PAUSA SPOLIER)

… cosa è andato bene…

Mirabel e Tio Bruno. Fotogramma di: Encanto © 2021 Byron Howard/Jared Bush/Charise Castro Smith/Walt Disney Pictures/Walt Disney Animation Studios
Mirabel e Tio Bruno. Fotogramma di: Encanto © 2021 Byron Howard/Jared Bush/Charise Castro Smith/Walt Disney Pictures/Walt Disney Animation Studios

Siamo ora al dulcis in fundo, e questo, ha secondo me un peso maggiore, considerando tutta l’opera.
Encanto è un film con una protagonista convincente, ben caratterizzata, che interagisce con gli altri comprimari nel modo in cui ti aspetteresti che reagisca una ragazza dell’età di Mirabel nelle situazioni che vive in una famiglia di quel peso, e quando deve affrontare la sua missione la affronta come ti aspetteresti che venga affrontata da una ragazza con quelle determinate caratteristiche. Personalmente l’ho trovata migliore del personaggio di Raya in Raya e l’ultimo drago che mi aveva fatto scadere tutto il film (salvato da altre piccolezze).

Il 60° Classico Disney è, come si è già detto, un film con un nugolo di personaggi che pur apparendo poco hanno una loro caratterizzazione, essenziale in certi casi, ma sono comunque caratterizzati davvero bene (si fosse osato un po’ di più sulla durata del film, sarebbero usciti ancora meglio, giovando ulteriormente a tutta l’opera) e il lavoro migliore lo si vede particolarmente con le due sorelle di Mirabel; la forzuta Luisa (che canta una delle canzoni più belle del film; La pressione sale) e Isabela, che fa apparire fiori dovunque, ma soprattutto con Tio Bruno (che ha, nella versione italiana, la calzante voce di Luca Zingaretti), un personaggio a tutto tondo vittima di sé stesso e, particolarmente della sua famiglia. In casa Disney i personaggi li sanno ancora costruire a dovere, quando vogliono.
Sempre rimanendo sui personaggi, una delle scene più divertenti e meglio realizzate (ce ne sono molte altre che meritano il prezzo del biglietto) è proprio una scena corale e a dare il via al tutto è Dolores, cugina di Mirabel (altro gran personaggio) pochi secondi prima, con dei tempi comici dati dalla regia e dal montaggio, davvero perfetti.

Questo film è però davvero pieno di canzoni, ed ecco che la colonna sonora è un altro punto a favore. le musiche di Germain Franco sono molto belle, non invasive, quasi a voler dare il maggior lustro possibile alle immagini e alle canzoni di Lin-Manuel Miranda; la già citata canzone di Luisa Madrigal (interpretata, nella versione nostrana, da un’ottima Alessia Amendola), Non si nomina Bruno ( canzone che sta raggiungendo vette di successo considerevoli e per altro uno dei momenti migliori del film assieme alla sequenza con Tio Bruno) e Dos Oruguitas (dolce e leggera, un encanto), le più belle.

… e cosa, in Encanto, ha sfavillato.

La punta di diamante è il lavoro tecnico artistico, evidentemente mastodontico, dietro la realizzazione del film (in Raya e l’ultimo drago è stato il proverbiale: “salvataggio in corner”): un tripudio di colori, le foreste ben realizzate, i fiumi, la vitalità della casita con le piccole eppure enormi stanze dei familiari così ricche di particolari (la creazione della stanza di Antonio è qualcosa di veramente bello, rinforzato dalla colonna sonora) e radicalmente diverse tra loro. Le atmosfere colombiane, il rimando alla travagliata storia del paese, la gestione del finale, sono tutte cose che danno lustro ad un film che, malgrado tutte le pecche descritte sopra (è sempre un giudizio personale), è un lavoro riuscito.

Il conto


Encanto sarà disponibile su Disney+ (per chi ne usufruisce) dal 24 Dicembre ma finché circola nelle sale andate a vederlo lì; al cinema si vive tutto sempre meglio (sconosciuti compagni di sala permettendo).

Ciao e al prossimo caffè,

Il Barista Animato

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3 pensieri su “Encanto. Disney ci porta in una Colombia colorata e magica.”

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