Il drago dei desideri © 2021 Chris Appelhans/Sony Pictures Animation
Film d'animazione, Recensioni

Il drago dei desideri. Un altro mischione di cose già viste.

Din e Li Na da bambini. Fotogramma de: Il drago dei desideri © 2021  Chris Appelhans/Sony Pictures Animation
Din e Li Na da bambini. Fotogramma de: Il drago dei desideri © 2021 Chris Appelhans/Sony Pictures Animation

Avete presente quando Netflix se ne esce con: Se ti è piaciuto X allora ti piacerà sicuramente Y? La frase potrebbe calzare a pennello con Il drago dei desideri (Wish dragon) (a voi il trailer) e Aladdin di casa Disney. L’accostamento è abbastanza scontato ma è fin troppo facile farlo: dopo aver visto il film di Ron Clements e John Musker, è davvero difficile definire il film diretto da Chirs Appelhans come veramente originale; c’è davvero troppa somiglianza fra le due opere per riuscire a non definire il film del 2021 come una copia, comunque niente affatto brutta, del film del 1992. Pur essendoci aspetti originali e ben raccontati, sono troppo pochi per non vederci un Aladdin disneyano rivisitato in chiave cinese e contemporanea (oltre a Columbia Pictures e Sony Pictures Animation, produce il film anche Beijing Sparkle Roll Media Corporation).

Di cosa parla il film?

La storia è presto detta, e senza far spoiler è cosa davvero rapida; dopo un’infanzia assieme, Din Song e l’amica Li Na Wang, sono costretti a separarsi per il lavoro del padre di lei.
Passano dieci anni e un giovane Din passa il proprio tempo fra lo studio e il lavoro. Durante una consegna, un vecchio gli dona una teiera e, senza spiegare molto altro, scompare misteriosamente lasciando il giovane con questo oggetto apparentemente senza alcuna importanza, ma passano appena poche ore e, dalla teiera esce un drago tutto sulle tonalità del viola. Il drago si chiama Long ed è pronto ad esaudire tre desideri del suo nuovo padrone, il decimo e anche l’ultimo perché, spiega il drago, esauditi questi ultimi desideri potrà essere finalmente libero di ascendere al Paradiso. Long però sembra avere molta fretta, tentando senza successo di estorcere i desideri a Din, che considera un semplice plebeo.

Long il drago. Fotogramma de: Il drago dei desideri © 2021 Chris Appelhans/Sony Pictures Animation
Long il drago. Fotogramma de: Il drago dei desideri © 2021 Chris Appelhans/Sony Pictures Animation

Dopo aver aiutato il suo nuovo padrone a resistere a tre uomini intenzionati a sottrargli la teiera (inviati da un misterioso uomo), donandogli l’abilità di un maestro di Kung Fu, il giorno successivo il drago aiuterà il giovane ad introdursi sotto mentite quanto ricche spoglie alla festa di compleanno di Li Na, deciso a rincontrarla e consegnarle il regalo di compleanno.
Riuscirà Lin a presentarsi a Li Na con la sua vera identità? Chi altro vuole impossessarsi della teiera e perché? Riuscirà Long ad avere la sua libertà? Per risolvere tutti questi quesiti non vi resta che connettervi a Netflix e guardare Il drago dei desideri.

Oltre la trama.

Fotogramma de: Il Drago dei desideri © 2021 Chris Appelhans/Sony Pictures Animation
Fotogramma de: Il Drago dei desideri © 2021 Chris Appelhans/Sony Pictures Animation

Questa nuova collaborazione fra Sony e Netflix, non è brillante quanto I Mitchell contro le macchine ma non delude; paga un’eccessiva similitudine con il 31° Classico Disney risultando in molti punti piuttosto banale.

Malgrado tutta la buona volontà che si può impiegare, è davvero difficile riuscire a non pensare al film Disney in numerosi momenti della narrazione e la sequenza della festa del compleanno di Li Na è emblematica. Questa è un palese richiamo ai molti momenti fra Aladdin/Alì e la principessa Jasmine, per non parlare della scena in cui Din si fa aiutare da Long per diventare “presentabile” agli occhi di Li Na ed invitati vari: praticamente identica a quella che vedrete cliccando sul link tra parentesi (clicca QUI per vedere di cosa parlo). Senza scendere troppo nei dettagli, qualora voleste vederlo, ci sono molti altri momenti in cui fioccano le similitudini con il Classico. Chiudo le dolenti note con un appunto: fra i tanti modi in cui si può presentare un antagonista, Il drago dei desideri lo fa nella maniera più assurda possibile (vedere per credere).

Bastava un pizzico di originalità in più.

Il drago dei desideri non ha però soltanto un florilegio di rimandi al Classico Disney ma ha, per quanto pochi, degli interessanti punti forti. Il primo è sicuramente Long; il nostro drago rosa e viola è il personaggio più interessante e il meglio riuscito. La sua storia, che lui stesso rivela nel pieno svolgimento del racconto, è ben presentata e spiega il perché del cinismo di Long e perché sia stato trasformato in un drago, il fatto che non conosca il mondo contemporaneo poi, permette gags godibili e dai tempi comici ben strutturati. Altro punto forte è la scena iniziale, l’incontro fra Din e Li Na e ben presentato e raccontato al meglio: uno dei pochi momenti davvero ben fatti e tutto sommato originali di questa storia (anche se assomiglia un po’ a qualcos’altro ma voglio evitare di sembrare eccessivamente puntiglioso).

Din e sua madre, la signora Song. Fotogramma de Il drago dei desideri © 2021 Chris Appelhans/Sony Pictures Animation
Din e sua madre, la signora Song. Fotogramma de: Il drago dei desideri © 2021 Chris Appelhans/Sony Pictures Animation

Quello che infatti manca veramente a questo film è una vera storia originale, è da ribadire perché qualsiasi giudizio su questo film non può che fare i conti con questo. Il film diretto da Chirs Appelhans potrebbe anche essere un buon film – ha colori sgargianti, comprimari veramente gradevoli, una storia raccontata in maniera lineare senza grossi buchi di trama – ma paga l’essere troppo simile al Classico Disney del 1992, da cui prova più volte a distaccarsi senza mai riuscirci veramente.

Il conto

Se dovessi dare un punteggio da 1 a 10 darei un 7- (quindi almeno una visione se la merita, se non altro per avere un’opinione diversa da quella del sottoscritto); Il drago dei desideri fa bene il compitino e poco di più. La possibilità di trovarsi fra i cinque nominati per una statuetta al il miglior film d’animazione è una possibilità remota: vedremo cosa accadrà fra poco meno di un mese.

Ciao e al prossimo caffè,

Il Barista Animato

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