Calamity, une enfance du Martha Jane Cannary © 2020 Rémi Chayé/Maybe Movies/Nølum 2 Minutes/France 3 Cinéma
Film d'animazione, Recensioni

Calamity, une enfance du Martha Jane Cannary. Calamity Jane, prima di Calamity Jane.

Senza ancora un adattamento in lingua italiana: Calamity, une enfance di Martha Jane Cannary diretto da Remy Chayé è un film franco-danese del 2020. La storia racconta l’infanzia romanzata – come lo è stata post mortem l’avventurosa ed eccentrica vita – di Martha Jane Cannary, conosciuta ai più come Calamity Jane.

Martha Jane Cannary. Fotogramma di: Calamity une enfance du Martha Jane Cannary © 2020 Rémi Chayé/Maybe Movies/Nølum
2 Minutes/France 3 Cinéma
Martha Jane Cannary. Fotogramma di: Calamity une enfance du Martha Jane Cannary © 2020 Rémi Chayé/Maybe Movies/Nølum 2 Minutes/France 3 Cinéma

Cicchetto di trama

È il 1863 e una carovana di pionieri sta faticosamente attraversando l’Ovest per dirigersi in Oregon. Della carovana fa parte anche la famiglia Cannary: Martha Jane, la figlia maggiore di Robert Cannary e della defunta moglie, non ha alcuna intenzione di comportarsi come una ragazza del suo tempo e quando suo padre rimane vittima di un incidente, costringendolo per molti giorni a letto, decide di occuparsi personalmente della gestione del carro e della famiglia, abbandonando la gonna in favore di più comodi pantaloni, cavalcando e imparando ad usare il lazo. Tutto questo non può non passare inosservato; la ragazza è vittima di prese in giro più o meno pesanti e quando fa amicizia con un esploratore dell’esercito americano del III cavalleria, il tenente Samson, Martha Jane finisce anche per essere fortemente offesa e bullizzata da Ethan, figlio del capo carovana, e dai suoi amici.
Una notte, Martha Jane scopre che il tenente è scappato dall’accampamento rubando alcuni preziosi; accusata di essere complice di Samson, la ragazza abbandona l’accampamento e parte con il suo cavallo Jambon e Pik, il cane del militare, alla ricerca del ladro; per Martha è l’inizio di un’avventura che la farà crescere e appropriarsi di quell’identità che l’ha resa immortale.

Fotogramma di: Calamity une enfance du Martha Jane Cannary © 2020 Rémi Chayé/Maybe Movies/Nølum
2 Minutes/France 3 Cinéma
Fotogramma di: Calamity une enfance du Martha Jane Cannary © 2020 Rémi Chayé/Maybe Movies/Nølum 2 Minutes/France 3 Cinéma

Il mio Calamity, une enfance du Martha Jane Cannary

Calamity, une enfance du Martha Jane Cannary (il trailer è qui) è un film davvero interessante; un racconto di fantasia su un personaggio che, seppur realmente esistito, riesce ad essere comunque avvolto nel mito e alla “nascita” di questo mito decidono di contribuire Remy Chayé con la sua valente squadra; la storia si sviluppa in maniera semplice, facilmente divisibile in atti distinti in cui accade poco ma ciò che avviene è necessario a portare avanti la nostra storia in maniera naturale, questi atti sono tutti collegati dalla nostra protagonista, di cui seguiamo sostanzialmente quattro avventurosi mesi di vita nel West americano.

I vari personaggi sono ben presentati, disegnati con semplicità ma psicologicamente convincenti e alla nostra Martha Jane ci si affeziona rapidamente. Chiaramente è lei il perno su cui ruota tutta la vicenda e la cosa viene sottolineata senza però che il personaggio e la storia siano pesanti anzi; il percorso di maturazione da Martha Jane Cannary a Calamity Jane è ben strutturato come il suo definitivo riconoscersi ed essere riconosciuta con questa identità.

Fotogramma di: Calamity, une enfance du Martha Jane Cannary © 2020 Rémi Chayé/Maybe Movies/Nølum
2 Minutes/France 3 Cinéma
Fotogramma di: Calamity, une enfance du Martha Jane Cannary © 2020 Rémi Chayé/Maybe Movies/Nølum 2 Minutes/France 3 Cinéma

Uno stile animato che varia il tema

Lo stile visivo di questo film è davvero interessante e rispetto al mainstream (concediamoci un’escursione linguistica) diversa dal solito. A dare lustro a questo film è sicuramente il grande lavoro di “scenografia”: i paesaggi sono davvero ben realizzati, alcuni campi lunghi sono stupendi ed esaltano tanto la storia quanto le figure umane che, come già detto, sono realizzate senza concentrarsi troppo sui particolari (non è un aspetto negativo in questo caso) e riescono così a fondersi nel paesaggio circostante. Senza dubbio un lavoro ben fatto.

A sottolineare alcune scene del film scritto dal regista stesso, da Fabrice de Costil e da Sandra Tosello, è la colonna sonora composta da Florencia di Concilio; davvero un buon lavoro che si distingue particolarmente in alcune scene in cui sono presenti corse a cavallo.

Il conto

Il film vinse il Cristal per il miglior lungometraggio al Festival d’Annecy nel 2020. È disponibile a noleggio o in vendita su YouTube; merita sicuramente almeno una visione.

Ciao e al prossimo caffè,

Il Barista Animato

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