Ho visto Red, l’ultima fatica Pixar; a voi le mie impressioni
Cicchetto di trama
Red è ambientato nel 2002 in quel di Toronto, la nostra storia comincia subito a presentarci la protagonista Meilin Mei Li, tredicenne canadese di origini cinesi, cui è dato il compito di farci un divertente e riuscitissimo spiegone sulla sua vita fino a quel punto, con tutti gli annessi e connessi del caso presentandoci la sua famiglia le sue amiche e raccontandoci tutto quello che una giovane ragazza, che ormai si sente adulta per degli inoppugnabili motivi, tiene a farci sapere.

Mei e la sua famiglia sono i custodi del più antico tempio cinese dedicato agli Antenati a Toronto, dedicato particolarmente alla loro antenata Sun Yee. La vita di Mei, come lei stessa tiene a ribadire è costantemente volta a soddisfare la sua famiglia e particolarmente le aspettative abbastanza siderali di sua madre. In un periodo già notoriamente burrascoso qual è quello dell’adolescenza, Mei è ulteriormente bombardata di emozioni date da aspettative reali o presunte di chi le sta attorno, la famiglia appunto ma anche le sue tre migliori amiche Miriam, Pryia, Abby. Dopo una notte apparentemente tranquilla Meilin si sveglia ritrovandosi trasformata in un enorme panda rosso, simbolo della famiglia; dopo aver provato inutilmente a nascondere la cosa ai suoi, la madre le racconta la storia della sua famiglia e di come Mei, in quanto donna della famiglia e diretta discendente di Sun Yee, sia stata destinata a questa trasformazione.
Per poter rimanere umana, la ragazza deve trovare il modo di stare calma, tranquilla e trova la chiave pensando alle sue tre amiche; il semplice pensare a loro sembra però non bastare. Per potersi liberare da questo dono che, di questi tempi, sembra più una maledizione, è necessario compiere un rito la notte della Luna Rossa e Mei ha tutta l’intenzione di volerlo fare per poter tornare ad avere la sua vita: ci riuscirà?
Qualche considerazione sul film

Red (a voi il trailer) è l’ennesima prova che in casa Pixar, il livello tecnico artistico resta sempre di alto profilo; la fotografia curata da Mahyaar Abousaeedi e Johnathan Pytko è precisa, e il montaggio in alcuni momenti molto serrato (forse troppo) di Nicholas C. Smith e Steve Bloom, esaltano il bellissimo lavoro artistico della squadra di Laura Meyer (alla direzione artistica).
In questo film il lavoro sui colori e sulla luce è stato veramente ben curato lungo tutto il corso della storia INIZIO SPOILER e due dei momenti in cui si percepisce maggiormente la cosa si hanno ad inizio film quando ci viene introdotta la figura del padre di Mei e della sua abilità come cuoco (una vera gioia per gli occhi) e verso la fine del film quando Mei “entra” nella foresta di bambù dove incontra Sun Yee (personalmente il personaggio Pixar peggio realizzato); in questa sequenza i giochi di luce fra le canne sono davvero bellissimi FINE SPOILER indubbiamente uno dei fiori all’occhiello di Red assieme alla sceneggiatura.
Cosa poteva andare meglio in: Red
Il venticinquesimo film Pixar risente però di alcuni “problemi” che fanno di questo racconto certamente un’opera riuscita, un bel lavoro che ci mette davanti agli occhi le mille sfide di un’adolescente in bilico fra due culture nella maniera migliore ma nonostante questo ci sono aspetti di Red che mi hanno un po’ deluso o quanto meno lasciato perplesso.
Fra i motivi che più mi hanno lasciato perplesso e frastornato appena raggiunti i titoli di coda, c’è il montaggio di Abousaeedi e Pytko che è sì molto accattivante, e sapientemente utilizzato per poter dar sfogo ad improvvise risate ma, ci sono momenti in cui gli stacchi sono troppo ravvicinati e alla lunga si resta un po’ imbambolati.
Altra nota dolente, forse più un rovescio della medaglia, sono le caratterizzazioni delle tre amiche di Mei: è difficile capire come tre persone così importanti per Mei (il loro rapporto è raccontato perfettamente), siano state realizzate in una maniera esageratamente stereotipata. Per la maggior parte della storia Miriam, Priya e Abby sembrano essere una proiezione dei diversi stati d’animo della protagonista; un peccato perché se è vero che tutti hanno avuto e/o hanno amici con una caratteristica più spiccata rispetto ad altre è altrettanto vero che non hanno solo quella; avessero aggiunto più sfumature alle tre ragazze, Mei – davvero un bel personaggio dall’inizio alla fine – non avrebbe comunque perso il suo essere la protagonista della storia.
Cercare il pelo nell’uovo

Ultimi due aspetti negativi sono Sun Yee e il padre di Mei (ma è proprio cercare il pelo nell’uovo). Sun Yee la si vede pochissimo in questa storia ma ha un peso enorme perché tutto ciò che accade ha in lei inizio e soluzione.
Quando finalmente la vediamo in carne ed ossa e non solo “disegnata” durante il racconto di Ming (la madre di Mei uno dei personaggi migliori della storia) ci si trova davanti un personaggio quasi invisibile per quanto si confonda con l’ambiente circostante e con delle fattezze che mal si conciliano con la rappresentazione al tempio, anche se ciò è stato fatto, probabilmente, per renderla simile al panda rosso in cui si trasforma, scelta che comunque non mi ha convinto molto.
Anche Jim, il papà di Mei, poteva avere un trattamento migliore: praticamente una presenza anonima in questo film e non possono bastare poche, pochissime scene cardine per riuscire a fargli fare una figura migliore che non sia semplicemente quella del saggio consigliere e motivatore con meravigliose abilità di cuoco. Resta comunque un bel personaggio (trattato molto meglio rispetto al padre di Mirabel in Encanto) anche se avrebbe meritato un po’ più spazio per bilanciare ulteriormente la forza di Ming;
Red: Le note positive
Prima di mettere un punto al tutto, concludiamo con altre due note positive che sono la colonna sonora di Ludwig Göransson e tutte le scene con la boy band 4* Town. Il lavoro di Göransson è davvero molto importante in questo film; la colonna sonora riesce ad accompagnare al meglio molti momenti della storia e sa essere particolarmente efficace nel momento del rito verso la fine del film in cui esalta tutto quello che vediamo. Davvero un buon lavoro. Direttamente collegata alla colonna sonora è la band dei 4 Town; la band riesce nell’intento (sicuramente voluto) di diventare coprotagonista della storia: i membri della band sono stati realizzati al meglio e le caratteristiche di ciascuno di loro, poche ma incisive, permettono a questo macro personaggio di ritagliarsi uno spazio nei ricordi di noi spettatori.
Il conto
Questo è il Red che ha visto il vostro Barista; globalmente un bel lavoro in cui è stata posta molta cura e attenzione ai dettagli e seppur con qualche sbavatura che non me l’ha fatto amare come altri film Pixar, resta senza alcun dubbio un film in cui l’adolescenza è presentata in maniera convincente, con tutto quel turbinio di emozioni contrastanti che, tanto o poco, ci ha travolti tutti.
Ciao e al prossimo caffè,
Il Barista Animato
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1 pensiero su “Red. La Pixar e la turbolenza dell’adolescenza.”