Fotogramma di: "Belle"
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Belle. Hosada e il metaverso come aiuto per ricominciare.

La storia di Belle è una storia complessa; forse la più complessa del regista e animatore di Toyama.
In poco più di due ore Hosada sviscera il suo pensiero su famiglia (di sangue e non), rapporto con se stessi, relazioni con l’altro, confronto con il proprio passato per poter abbracciare con coraggio il proprio futuro e c’è anche il mostro. The Boy and the beast , Mirai, Wolf Children e gli altri suoi lungometraggi sono tutti qui; in ognuno dei film citati troviamo almeno uno dei temi del regista che in Belle sono tutti evidentemente presenti ma fanno fatica trovare il giusto spazio nell’arco della lunga storia.

In due ore Hosada non riesce a raccontare con sufficiente profondità tutto quello che vorrebbe; di tutti i pugni allo stomaco che si potrebbero prendere in questa storia (e ce ne sarebbero a iosa), ne prendi uno bello grosso, un altro ti arriva come uno schiaffo sulla guancia e nemmeno troppo potente, altri momenti che vorrebbero essere pesanti non riescono ad esserlo sufficientemente per un altro grosso problema: la sceneggiatura (non il soggetto, meglio essere chiari perché non si sa mai) che è sì il secondo e ultimo punto a sfavore ma tanto è bastato per farmi uscire dalla sala non pienamente soddisfatto per ciò che avevo appena visto.

Belle. Fotogramma di: "Belle"
Belle. Fotogramma di: Belle

La storia di Belle (a voi il trailer) , prende ovviamente le mosse da La Bella e la Bestia e ha il pregio di portare questa storia in chiave pienamente contemporanea, ambientandola tra il metaverso di U e la realtà di tutti i giorni.

La favola de La Bella e la Bestia infatti, comincia nel film di Hosada in U e solo poi prende piede nella realtà ma molto forse troppo tardi, perché il doloroso colpo di scena riesca a coinvolgere totalmente, e, sempre personalmente, per un errore di scrittura. Q

uesto film ha troppe storie importanti, per essere raccontate rimanendo troppo vicino alla superficie; quello che dovrebbe essere il punto di forza del film, una storia complessa vissuta fra due “mondi” finisce in un marasma di eventi che si chiudono troppo in fretta rispetto alla complessiva durata del film. La storia di Suzu, la storia di Belle, la storia del Drago (la Bestia), la storia di chi c’è dietro il Drago, un’altra piccolissima storia di nascita di un amore che cito solo perché è stata fra le cose che più mi hanno fatto piacere in questi film (e non voglio aggiungere altro perché va vista per capire). Belle è ricchissimo di spunti e di cose potenzialmente interessanti ma che finiscono per essere espresse in maniera poco incisiva, sempre e soprattutto a causa della sceneggiatura. Di seguito alcuni possibili spoiler, si farà il possibile per renderli innocui.

Cosa non è andato…

Il primo grosso problema di sceneggiatura è relativo alla protagonista Suzu, un personaggio veramente interessante con un passato così doloroso che ne condiziona prepotentemente il giovane presente: introversa, terribilmente insicura, con dei problemi alimentari che il nostro regista dipinge con meravigliosa sensibilità e “leggerezza” e con un freddo, spento rapporto con il padre che poco può fare per tenerla su.

Suzu

La storia di Suzu in Belle è travagliata lo si vede bene e arriva su U per rifarsi una vita ed essere qualcun altro, la cantante Belle appunto e questo essere qualcun altro sembra debba portarle un qualche giovamento e lo dice abbastanza testualmente la sua miglior amica Hiroka (il genio della storia, un personaggio davvero molto simpatico e riuscito nella sua esagerazione) il vero problema è che questo supposto cambiamento lo spettatore, al momento della battuta del genio dell’informatica, non lo ha visto granché. Suzu è diversa solo su U; nella realtà di Kochi, dove la nostra storia prende le mosse, le cose per Suzu rimangono pressoché le stesse fino a quando non prende una decisione che dà il giusto rinnovamento alla sua vita ma ciò accade dopo il dialogo con Hiroka e non certo prima.

Belle e il Drago. Fotogramma di: "Belle"
Belle e il Drago. Fotogramma di: Belle

Il Drago

Altro problema è relativo alla storia del Drago, non al personaggio e né alla persona che si cela “sotto” le sembianze di questa creatura realizzata in maniera eccellente. Sul Drago in quanto personaggio in U non c’è da dire molto; è la Bestia della favola e in U si comporta pressoché come quel personaggio per cui nulla di così sconvolgente. È di particolare importanza però – qui Hosada fa le cose in maniera encomiabile – la relazione che intercorre fra l’avatar e chi c’è dietro di lui e il perché dallo user della vita reale, si arrivi a questa creatura su U: tutto è molto convincente e ha una certa coerenza.

Torniamo però alla storia del Drago; il motivo di tutto l’odio verso: “L’orrido drago” (Cit.) è abbastanza inconsistente. La “polizia” di U (dei vigilantes), da quello che si vede nel film (e non si possono cercare altri motivi perché in tutto l’arco narrativo non ne vengono presentati altri) sembra cercare il Drago per il semplice motivo di essere sfuggente e picchiare duro durante gli incontri di arti marziali. Motivo un po’ troppo debole per giustificare un accanimento del genere, anche dopo le spiegazioni che da Justin, capo di questi vigilantes.

Il mondo virtuale di U

Chiudiamo questo piccolo elenco di aspetti che hanno convinto poco il vostro Barista con un ultimo problema di cui voglio parlare, non ce ne sono molti altri e sono comunque tutti da ricondurre alle scelte compiute in sceneggiatura. L’ultimo degli ultimi aspetti che mi hanno lasciato un po’ perplesso guardando Belle è il mondo virtuale di U.
A usufruire di questa piattaforma sono miliardi di persone che si saranno iscritte per i motivi più svariati, uno dei quali dovrebbe essere quello di poter ricominciare nuovamente una propria vita ma noi, del mondo di U, non vediamo praticamente nulla. Di questo mondo vediamo tre, quattro luoghi di cui il più bello è il castello del Drago cui siamo introdotti da delle calibrate scelte registiche ma per il resto, di questo U sappiamo pochissimo, nel film trova più spazio il dibattito sul “problema” Internet, social network e privacy, un argomentato affrontato brevemente ma con sagge e mirate stilettate e ciò è fuor di dubbio ma il mondo di U si vede troppo poco perché sia possibile capire quanto potenziale abbia, soprattutto relativamente a situazioni di vita “normale”.

… e cosa ha funzionato,

Dopo aver esposto gli aspetti più traballanti di questo film, è giunto il momento di lasciarvi a ciò che più mi ha colpito di questa ultima fatica di Mamoru Hosada.

La regia

Primo fiore all’occhiello di questo film è la regia; il film non ha tutto questo gran ritmo però certe scelte di Hosada regista, compensano molto bene quelle compiute da Hosada sceneggiatore riuscendo a catturare l’attenzione che altrimenti sarebbe scemata molto spesso.

Si estendono quindi i complimenti alla fotografia di Tetsu Machida che già mi colpì in Penguin Highway e che qui lascia un altro saggio di bravura con il grande contributo dei vari background artist che ci presentano degli sfondi davvero belli. Spendiamo qualche parola anche per la bellezza di tutti i personaggi sia nel mondo reale, sia in U dove anche i personaggi che vedi una volta sola sono resi al meglio alcuni traboccano di particolari piccoli e quindi doppi complimenti a tutto il comparto tecnico artistico.

Dal punto di vista visivo Belle è sicuramente un bellissimo film e anche le canzoni sono molto belle e per quanto i testi siano semplici, semplicissimi in certi casi, non bisogna dimenticare che, nella storia, a scriverne i testi è Suzu, una giovane ragazza nel pieno della propria maturazione personale durante un periodo per lei molto travagliato; il tutto è perciò molto coerente.

Il conto

Suzu. Fotogramma di: "Belle"
Suzu. Fotogramma di: Belle

Siamo finalmente giunti alla conclusione di questo lunghissimo articolo. Tirando un po’ le fila di tutto il lunghissimo discorso di sopra, ritengo che Belle non sia il mio Hosada preferito, certe scelte di sceneggiatura, la durata del film in rapporto al suo ritmo non riescono ad essere esaltate appieno dalla brillantezza delle animazioni e dei vari personaggi che popolano questo film, un ulteriore passo avanti rispetto a Mirai che trovo un lavoro globalmente migliore. Supera la sufficienza ma non riesco a definirlo il suo capolavoro.

Chi ha letto questo flusso di pensieri ha visto il film? Cosa ne pensate? Aspetto vostri commenti (garbati perché, se il film vi è veramente piaciuto e ne avete colto il messaggio, saprete sicuramente come comportarvi). Se ancora non siete andati a vederlo è un film che consiglio comunque anche per un semplice fatto relativo alla permanenza di un film non Disney, Pixar, Dreamworks nelle nostre sale. Diamo fiducia a tutto il cinema d’animazione non solo a quello delle Major o continueremo a dover vedere un certo tipo di film per una programmazione di massimo un fine settimana.

Grazie a I Wonder Pictures e Anime Factory per aver permesso una così duratura permanenza in sala.

Ciao e al prossimo caffè,

Il Barista Animato

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