Come certe giornate del campionato di calcio italiano, come l’insalato di riso estiva, L’attacco dei Giganti – La stagione finale, sembra non volere mai finire. Uno spezzatino della durata di tre anni, per far sì che tutto, ma proprio tutto venga detto e mostrato e il rischio a voler scegliere questa strada è, se non proprio la noia, la globale lentezza e pesantezza in cui si impantana la II parte di questa Stagione Finale.
Cicchetto di trama
L’attacco dei giganti. La stagione finale – Parte II, comincia esattamente dove ci eravamo lasciati con la “stagione” precedente; Levi gravemente ferito ma ancora vivo nei boschi, mentre a Shiganshina è cominciato l’attacco di Theo Magath, Reiner e altri Marleyani per fermare Zeke e Eren. Eren si trasforma prima di essere divorato dal Mascella e si da avvio così, ad un terribile scontro. Sulla trama non andremo oltre, perché qui ci concentreremo su altro, cioè sulla lentezza della serie, sulla bellezza di alcuni particolari, sulla forza delle animazioni e soprattutto, sul problema degli adattamenti.

Il mio L’attacco dei Giganti. La stagione finale – Parte II
Questa penultima parte della stagione finale di AOT è di una lentezza evidente, evidente anche per chi non avesse minimamente letto il manga. Fosse lenta per semplici motivi estetici non ci sarebbe alcun problema, almeno dal punto di vista di chi scrive (ho visto film lenti, molto lenti che erano belli, molto belli) ma è lenta perché MAPPA (che ci mette tutto l’impegno per farti brillare gli occhi, grazie al lavoro dei suoi schiavi animatori) ha deciso di adattare tutto ciò che si vede sul manga, in quel dell’anime. Cosa lodevole ma non priva di complicazioni e in questa stagione, queste si sono viste tutte.
Ne L’attacco dei Giganti – La stagione finale parte II abbiamo più linee di trama che, pur vertendo verso un medesimo fine, procedono in parallelo e se nel manga la velocità di lettura la decide chi legge, in un qualcosa che si vede, come un anime, è chi ti confeziona il tutto a decidere a che “velocità” andare, adattando il manga di partenza secondo molti fattori fra cui rientrano naturalmente budget ed estetica personale: qui non è stato praticamente fatto.
Piuttosto che tradire il prodotto di partenza si è preferito trasporre al massimo della fedeltà il manga ed è qui, pura e semplice opinione personale, che c’è l’intoppo (cit.). Seguendo pedissequamente un rapporto praticamente 1:1 ,gli eventi che si susseguono in ogni episodio non solo sono pochissimi ma, per forza di cose, vengono spezzettati continuamente, sempre allo stesso modo e in molti casi, lasciando lo spettatore abbastanza inebetito, perché i tagli sono fin troppo bruschi. In molti episodi non succede praticamente alcunché di rilevante, molti fanno da trait d’union fra il precedente e il successivo con zero tensione; un vero peccato.

Qualcosa si salva
A salvare il salvabile, l’abbiamo accennato ma ora ci spendiamo qualche parola in più, ci pensano gli animatori di MAPPA (ci avevano provato, ma senza riuscire nell’impresa, in Yasuke) perché ciò che si vede fra animazioni e personaggi, addolcisce la pillola e se le migliorie apportate, non si notano più granché rispetto alla stagione precedente – glutei di Zeke Jaeger a parte naturalmente, e la profondità degli sguardi di molti personaggi – servono per stare attenti a ciò che succede nella storia.
I momenti concitati o che emozionano veramente, sono pochi; potrebbero essere stati un po’ più numerosi ma la lentezza di questa seconda parte non lo ha permesso appieno.
Il dulcis di questa pesantissima stagione è in fundus
Bisogna sottolineare però, ed è un fatto, che gli ultimi due episodi di questa seconda parte di stagione siano stati realizzati al meglio, con particolare attenzione all’ultimo: tutto è stato presentato in maniera incisiva e coinvolgente in L’alba dell’umanità.
Una sentimento di angoscia sempre presente fin dall’inizio che non riesce nemmeno ad affievolirsi durante quello sprazzo di normalità venutosi a creare durante la festa nel campo dei rifugiati; un’angoscia che esplode all’arrivo dei Colossali che non possono essere fermati né dall’imponente flotta a difesa del continente né dai cannoni sulle mura, la musica sottolinea tutto questo (ed altri cruciali momenti all’interno di questo episodio) al meglio, lasciandoci lì a guardare un Eren ormai sfigurato che avanza verso un mondo che è pronto a radere al suolo.
Il conto
Non ci resta che attendere ancora un bel po’ per vedere la fine di questa serie che potrebbe dare ancora forti emozioni, se MAPPA riuscirà a gestire ciò che manca al termine della saga come ha saputo fare in questi ultimi due episodi e nelle stagioni precedenti (Qui, qui e qui i link relative alle mie impressioni).
Ciao e al prossimo caffè
Il Barista Animato
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1 pensiero su “L’attacco dei Giganti. La stagione finale – Parte II. Non se ne vede la fine”