Allegro non troppo © 1976 Bruno Bozzetto/Bruno Bozzetto Film
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Allegro non troppo. La caricatura della disneyana “Fantasia” secondo Bruno Bozzetto

Una delle più belle dichiarazioni di intenti che si possano vedere è sicuramente contenuta in: Allegro non troppo. Il film di Bruno Bozzetto infatti è una evidente caricatura, un omaggio originale (ma non solo) di Fantasia di Walt Disney. Ed è così che viene presentata dal personaggio del Presentatore (Maurizio Micheli), attraverso il sottile espediente della telefonata; una verità spiattellata allo spettatore con salace sagacia, quasi Bozzetto & Co. volessero dire al pubblico che quello che verrà mostrato non è tanto un già visto, ma uno scherzo su questo già visto, un rimaneggiamento intelligente, fresco e irriverente. È esattamente quello che accade sullo schermo.

Cicchetto di trama

In un teatro vuoto (il Gaetano Donizetti di Bergamo) vengono forzosamente portate delle attempate signore per diventare musiciste di un’improbabile orchestra diretta da un arcigno direttore (Nestor Garay), dalle segrete del teatro viene liberato il Disegnatore (Maurizio Nichetti) che avrà il compito di disegnare ciò che la musica gli ispirerà.

Preludio al pomeriggio di un fauno. Fotogramma di: Allegro non Troppo © 1976 Bruno Bozzetto/Bruno Bozzetto Film
Preludio al pomeriggio di un fauno. Fotogramma di: Allegro non Troppo © 1976 Bruno Bozzetto/Bruno Bozzetto Film

Tutto è pronto e nel giro di un’ora e venti ascoltiamo sei brani musicali portati alla vista dall’Artista (Preludio al pomeriggio di un fauno di Debussy, Danza slava Op. 46 n° 7, il Bolero di Ravel, Valse triste di Sibelius, Concerto in do maggiore RV 559 di Vivaldi e L’uccello di fuoco di Stravinskij) in maniera sempre diversa e via, via che lo spettacolo procede, sulla scena ne succedono davvero di tutti i colori fino ad arrivare allo scoppiettante finale in cui, proprio alla ricerca di un finale adatto, il Presentatore, ormai rimasto solo, chiama tale Franceschini che gli presenta un folto carosello di finali, ognuno più assurdo dell’altro e per questo inutilizzabili. Al presentatore non resta che arrendersi e pensare ad un “nuovo” film.

Qualche parola su: Allegro non troppo

Allegro non troppo è un film a tecnica mista che come si è già detto, ha voluto parodiare l’illustre precedente disneyano, aggiungendovi però componenti più inerenti ad alcuni aspetti della vita contemporanea, come la sessualità (in Preludio al pomeriggio di un fauno) e il consumismo (ne L’uccello di fuoco) senza però risultare moralista ma rimanendo fresco e tagliente in ogni singolo episodio.

Freschezza che al film è data, oltre al funambolismo durante i momenti dal vero con continui riferimenti allo slapstick anche ad alcuni momenti in cui si da spazio ad inserti animati che rendono il tutto ancora più folle e surreale. Il maggior punto di forza del film è la grande differenza di realizzazione dei vari episodi animati; si passa dalle animazioni e dai tratti quasi essenziali della Danza Slava alla robustezza e varietà del Bolero la cui realizzazione costò ben due anni di lavoro, fino ad arrivare al multiforme, sconquassante finale che è un tripudio di animazione nonsense (ma nemmeno troppo). Ciliegina sulla torta di questa storia è sicuramente la prova attoriale di Maurizio Nichetti che profferendo pochissime parole e altrettanti suoni, riesce a catalizzare l’attenzione su di sé ogni volte che gli è concesso.

L'Artista (Maurizio Nichetti) e il Direttore d'orchestra (Nestor Garay). Fotogramma di: Allegro non troppo © 1976 Bruno Bozzetto/Bruno Bozzetto Film
L’Artista (Maurizio Nichetti) e il Direttore d’orchestra (Nestor Garay). Fotogramma di: Allegro non troppo © 1976 Bruno Bozzetto/Bruno Bozzetto Film

Il conto

In Italia, come racconta lo stesso Bozzetto, il film finì nelle sale solo nel 1977 dopo aver già fatto praticamente il giro del mondo (negli U.S.A era uscito l’anno precedente) e dopo che Bozzetto aveva inutilmente cercato per tre anni di farlo distribuire sul nostro territorio, semplicemente perché a detta di un distributore non aveva un pubblico cui essere indirizzato: fa un po’ pensare che per l’animazione almeno in Italia, le cose in questi quarantacinque anni non siano poi cambiate così tanto.

Ciao e al prossimo caffè,

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