Made in Abyss la città dorata del sole ardente © 2022 Masayuki Kojima/Kinema Citrus
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Made in Abyss: la città dorata del sole ardente. Una seconda stagione intrisa di rabbia e dolore.

Made in Abyss, dopo poco meno di un anno dalla conclusione della prima stagione e le numerose lacrime sparse per il lungometraggio: Made in Abyss: Dawn of the Deep Soul, torna alla serialità con la seconda stagione Made in Abyss: La città dorata del sole ardente. Una serie che conferma nuovamente il proprio spessore grazie al preciso lavoro su composizione episodi, animazioni, scenari, personaggi e colonna sonora e ad una storia che si sviluppa, per buona parte della stagione su due linee temporali differenti. Ciliegina sulla torta, un discorso etico complicato ma gestito con saggezza.

Cicchetto di trama

Dopo aver affrontato Bondord ed essere riusciti a abbandonare il V livello, Riko, Reg e Nanachi scendono al VI strato: “[…] la capitale del non ritorno. Quando un fischietto bianco si dirige là, la si chiama l’ultima discesa. Non si torna più indietro.” e raggiungono una città abitata da numerosi residui. Chi sono? Come sono arrivati laggiù? Per scoprirlo, la narrazione si produce in un balzo indietro nel tempo, quando un gruppo di esploratori che si fanno chiamare Ganja è in navigazione verso una meta che scopriamo essere proprio quell’Abisso che stiamo piano, piano conoscendo.

I Ganja. Fotogramma di: Made in Abyss: la città dorata del sole ardente © 2022 Masayuki Kojima/Kinema Citrus
I Ganja. Fotogramma di: Made in Abyss: la città dorata del sole ardente © 2022 Masayuki Kojima/Kinema Citrus

La città di Orth non esiste ancora e questi reietti esploratori, arrivati sull’orlo dell’Abisso, salutano per sempre il mondo che li ha sempre scartati per raggiungere una leggendaria città nelle profondità della voragine: quella città che ora, ha raggiunto il trio protagonista. Sembra una città tranquilla, nemmeno la Maledizione ha effetto qui; vi è però un pericolo maggiore che si nasconde fuori le mura della città e tenta in ogni modo di entrare, una presenza legata terribilmente e tragicamente a questa città. Faputa La Principessa dei residui una giovane la cui storia si incrocia presto con il trio e ne segnerà la permanenza nella città e il proseguo del viaggio. Il resto di questo viaggio nella storia di questa città e dei suoi abitanti lo si lascia alla vostra curiosità; Made in Abyss: La città dorata del sole ardente vi aspetta su Prime Video

Made in Abyss: la città dorata del sole ardente. Uno sguardo in più.

Rispetto alla prima stagione, in Made in Abyss: La città dorata del sole ardente, si assiste ad una sosta nel cammino di discesa. Questa pausa nella Città dei residui, copre infatti l’intero arco narrativo di questa seconda stagione dipingendo con ancora maggior accuratezza i nostri protagonisti, dandoci più informazioni su tutti e tre sia come singoli sia come squadra. Scopriamo qualcosa in più su Reg, sul suo rapporto con l’Abisso e con i suoi abitanti, ammiriamo la storia personale di Nanachi, che ha ancora una volta una ferita aperta e che finalmente può trovare un modo per essere sanata e continuiamo a vedere Riko alle prese con una sfida molto più grande di lei ma che riesce ad affrontare con sempre maggior spirito e ardimento senza però perdere la sua bontà e buon umore.

Riko Fotogramma da: Made in Abyss: la città dorata del sole ardente © 2022 Masayuki Kojima/Kinema Citrus
Riko Fotogramma da: Made in Abyss: la città dorata del sole ardente © 2022 Masayuki Kojima/Kinema Citrus

Il vero punto di forza, la storia lo rivela in tutto quel corollario di personaggi che abitano nella città e ancora di più nel legame fra presente e passato che ha in Faputa e nella città stessa il cuore pulsante di tutta questa stagione. Per certi aspetti, ciò che è raccontato e che vediamo scorrerci davanti agli occhi, ha nella Principessa dei residui, inizio e fine e sarà lei stessa a dirlo.
Sono davvero molti i temi affrontati in questa stagione: temi densi di significato che la narrazione e una sapiente composizione di questa seconda stagione ad opera di Hideyuki Kurata e diretta efficacemente da Masayuki Kojima esplicano al meglio.

La ricchezza tematica di Made in Abyss: La città dorata del sole ardente

Reg e Faputa Fotogramma di Made in Abyss la città dorata del sole ardente © 2022 Masayuki Kojima/Kinema Citrus
Reg e Faputa Fotogramma di: Made in Abyss: la città dorata del sole ardente © 2022 Masayuki Kojima/Kinema Citrus

Odio, sacrificio, rifiuto, pentimento, accettazione, pacificazione, viaggio come scoperta, perdono: in Made in Abyss: La città dorata del sole ardente, questi temi non sono solo accennati ma sono colonne portanti di tutto il senso profondo dell’intero arco narrativo. I temi non solo vengono esplicitati dalle azioni e dalle parole dei personaggi ma il pubblico riesce, grazie al comparto tecnico-artistico, a coglierne anche i più velati cenni nella intera globalità del racconto.

Di particolare interesse è il discorso sul Valore: questo termine serpeggia praticamente fin dai primissimi episodi della stagione per poi articolarsi e prendere corpo (anche letteralmente) via, via che la narrazione prosegue. Il Valore ne La città del sole ardente è, stringendo ai limiti dell’accettabile, il costo di ciò che ogni membro del villaggio preferisce; il prezzo per una determinata cosa può avere un valore minimo, per un’altra un valore letteralmente vitale (come si vede in una scena del terzo episodio).

Il Valore, come si è detto è legato al desiderio e nel personaggio di Faputa abbiamo l’incarnazione del Valore: questo bellissimo personaggio è strettamente legato ad Ilblu (la città dei residui) per un motivo terribile, il suo stesso essere al mondo è figlio di decisioni prese dal villaggio per la sua stessa sopravvivenza: le conseguenze di queste azioni, non vogliamo svelarvele qui ma le lasciamo alla vostra voglia di vedere questa piccola perla (impregnata di dolore) di stagione. Per Faputa farò presto un post ad hoc.

Complimenti al cuoco

Made in Abyss: La città dorata del sole ardente, conferma quanto di buono visto nella serie precedente e nel lungometraggio successivo, impreziosendo ancora di più il tutto grazie alla ricchezza di particolari della Capitale del non ritorno: ogni Residuo e finemente particolareggiato con particolare ed ovvia attenzione ai Ganja di maggior spicco; Ganja che nella loro totalità e nella loro antica forma umana hanno caratterizzazioni psicofisiche rappresentata al meglio e che a tratti, rivediamo nella loro seconda vita da Residui. La bellezza di Faputa a livello di caratterizzazione psicofisica è emblematica di quanto siano state rispettose le maestranze di Cinema Kitrus nei confronti del manga.

Le animazioni sono coinvolgenti, gli scenari sono particolareggiati e si offrono allo sguardo in maniera molto spesso maestosa. C’è grande attenzione a fotografia e suono; la colonna sonora di Kevin Penkin, ancora una volta va spesso a braccetto con la fotografia di Tsunetaka Ema che conferma quanto di buono visto nella scorsa stagione.

Il conto

Questo anime continua ad impressionarmi, appassionarmi e intrattenermi come poche altre opere seriali; Made in Abyss: La città dorata del sole ardente riesce a sviluppare con invidiabile coerenza e semplicità discorsi davvero complessi, riprendendo (con il nostro amato trio) aspetti già visti in precedenza e lanciando nuovi spunti di riflessione con eventi pesanti come macigni, che aumentano la propria crudezza, grazie soprattutto alla “morbidezza” estetica comune a molti personaggi.

Ciao e al prossimo caffè,

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1 pensiero su “Made in Abyss: la città dorata del sole ardente. Una seconda stagione intrisa di rabbia e dolore.”

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