Avatar - La via dell'acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment
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Avatar – La via dell’acqua. Splendore di un sequel

In Avatar La via dell’acqua, le sale cinematografiche tornano su Pandora dopo tredici anni. Una lunga, lunghissima attesa ma dopo quasi tre ore e un quarto di racconto si può davvero dire ne sia valsa la pena. Il film di Cameron migliora su tutti i fronti rispetto al già convincente capostipite. Anche sul fronte della trama le cose migliorano, pur rimanendo qualche piccola perplessità che non inficia il personale giudizio estremamente positivo sul film. Probabile la sua presenza agli Oscar; migliorerà il bottino del primo capitolo?

Cicchetto di trama

La famiglia di Jake e Neityri. Fra le braccia di Neityri una Tuk ancora infante. Fotogramma di: Avatar - La via dell'acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment
La famiglia di Jake e Neityri. Fra le braccia di Neityri una Tuk ancora infante. Fotogramma di: Avatar – La via dell’acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment

Quindici anni dopo la sconfitta degli umani e il loro abbandono pressoché totale di Pandora, Jake Sully ha totalmente abbracciato la vita dei Na’Vi nel popolo Omaticaya.
Con Neityri ha avuto tre figli, Neteyam, Lo’ak e Tuk, adottato Kiri (inspiegabilmente concepita dall’Avatar della defunta dottoressa Grace Augustine) e Miles “Spider” Socorro, il figlio del colonnello Miles Quaritch ucciso da Neityri.

La vita sembra procedere tranquillamente, fin quando, una notte, la Gente del cielo ritorna in forze sulla luna. Fra gli invasori, troviamo il colonnello Miles Quaritch, ora clonato in un Avatar, cui viene dato il compito (su sua stessa richiesta) di dare la caccia a Jake Sully che sta compiendo azioni di guerriglia rivolte contro i rifornimenti per i vari insediamenti umani. Quaritch ha ancora un conto in sospeso con Sully visto che lo vede come il responsabile sia della rivolta Na’ Vi sia della sua morte.

Alla guida di una squadra composta da altri Avatar (clonati da sui vecchi commilitoni deceduti), il colonnello si mette sulle tracce del Na’Vi riuscendo a catturarne i figli. Solo l’intervento di entrambi i genitori riesce a salvare i ragazzi ma Spider, che era assieme a loro viene lasciato indietro e rapito da Quaritch che lo riconosce come suo figlio.

Fotogramma di Avatar - La via dell'acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment
Fotogramma di: Avatar – La via dell’acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment

Consci che il ragazzo potrebbe essere costretto a rivelare la posizione della famiglia, portando nuova distruzione agli Omaticaya, la famiglia di Sully parte alla volta della barriera corallina. Lì ottengono, seppur con fatica, ospitalità dal clan del luogo: i Metkayina.
Per Jake e famiglia sarà l’inizio di una nuova vita all’interno di un ambiente e di una cultura che ha differenze evidenti da quelle Omaticaya. La caccia di Quaritch è però senza tregua, spietata: lo scontro sarà inevitabile e dalle conseguenze importanti.

Il mio Avatar – La via dell’acqua

Un Tulkun. Fotogramma di Avatar - La via dell'acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment
Un Tulkun. Fotogramma di: Avatar – La via dell’acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment

Tre ore e un quarto e non sentirle minimamente. Tanto è riuscito a fare James Cameron con il suo Avatar – La via dell’acqua. Un film che mi ha stupito fin dall’inizio.

Una brevissima introduzione ci catapulta in una vicenda che sembra proprio essere un tumulto d’azione continua. Il film non può continuare a correre all’impazzata e frena, anche piuttosto bruscamente, per procedere in una storia placida, di conoscenza di un mondo per noi ancora nuovo. Nuovo anche per tutta la famiglia Sully, costretta a imparare ad essere come coloro che li stanno ospitando, il popolo Metkayina, per potersi integrare al meglio.

Il film di Cameron & Co. è visivamente splendido, non servono giri di parole: tutto quello che vediamo è realizzato in maniera impeccabile. Un mondo che non esiste ma che riesce a essere reale è qualcosa che, nonostante tutte le possibili tecnologie, può ancora stupire.
Gli animali, gli ambienti naturali e non, tutto sembra ripreso dal vero. In certi momenti sembra di assistere ad un vero e proprio documentario con una colonna sonora di rilievo che riesce a farsi piacere ma non ad essere ricordata veramente. In fondo, di un documentario, cosa ricordiamo di più?

Una storia più intima

Per quel che riguarda la storia, rispetto al capostipite, Avatar – La via dell’acqua si concentra sulla famiglia e principalmente sul nucleo familiare dei Sully.
La caccia all’uomo mossa dal “redivivo” Quaritch (le virgolette sono d’obbligo) serve proprio per ribadire chi sia il vero protagonista del film. Non più solo Jake Sully (che non riveste il ruolo di maggior protagonista) ma tutta la sua famiglia, con particolare rilevanza per i figli.

Jake e Neityri. Fotogramma di: Avatar - La via dell'acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment
Jake e Neityri. Fotogramma di: Avatar – La via dell’acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment

Un racconto gargantuesco ma dal cuore intimista che mostra la florida bellezza di Pandora, minacciata nuovamente dagli umani, lasciando ampio spazio ai rapporti familiari e di crescita dei nuovi protagonisti.

Avatar – La via dell’acqua è un film che stupisce, coinvolge ed intrattiene. Visivamente stupendo, tecnicamente battistrada per il futuro del cinema, nuovamente sembra concentrarsi poco sulla trama, forse ancora meno rispetto al film precedente. Questo, probabilmente, per un motivo ben preciso e, tutto sommato, giustificabile.

La trama di Avatar – La via dell’acqua come piccolissima parte del tutto

Ronal e Tonowari. Fotogramma di Avatar - La via dell'acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment
Ronal e Tonowari. Fotogramma di: Avatar – La via dell’acqua © 2022 James Cameron/20th Century Studios/Lightstorm Entertainment

Rispetto al primo capitolo, questo secondo si concede una trama ancora più scarna, per concentrarsi su un corollario di avvenimenti che riguardano la nostra storia ma non direttamente i protagonisti. Nuovamente e questa volta con molta più attenzione, Pandora, le creature che la abitano e una nuovo popolo Na’Vi con la peculiare cultura e forma fisica che li rappresenta, sono il perno centrale, quasi il deuteragonista, su cui ruota tutto.

Avatar – La via dell’acqua mostra come sia possibile irretire lo spettatore per tre ore, con scene e lunghe sequenze apparentemente inutili per la storia, senza che questa faccia un minimo passo in avanti.
Esemplificativa è la bella e terribile sequenza della caccia ai tulkun (Moby Dick, sempre con noi): ha un interesse minimo, quasi nullo per la storia dei Sully eppure seguiamo con attenzione, apprensione e un briciolo di speranza una caccia davvero ben realizzata a degli animali che sembrano esistere realmente.
Il bello di questo film è proprio questo: l’assoluta verosimiglianza ad un reale che paradossalmente non esiste: i pesci, i cetacei, le piante e molto altro sono realizzati in maniera così attenta da abbattere (apparentemente) il confine fra realtà e finzione ed in questo James Cameron & Co. continuano ad alzare l’asticella dello stupore.

Pandora: protagonista vera

Sarebbe difficile per chiunque definire Avatar la via dell’acqua un gran bel film se la trama facesse acqua dovunque o non esistesse ma è ormai chiaro che, dopo un totale di circa 354 minuti, per James Cameron una trama corposa e ricca, è l’ultimo dei problemi. Sia il primo capitolo, sia particolarmente La via dell’acqua hanno come vero punto di interesse Pandora. È Pandora la vera protagonista del film; non l’unica ma rispetto al film precedente qui ricopre un ruolo ancora maggiore grazie a numerose scene che non portano minimamente avanti la storia ma fanno conoscere meglio Pandora e gioire gli occhi.

Il conto

Avatar – La via dell’acqua è un film fatto bene, nonostante un’altra trama non proprio coraggiosa. Il secondo capitolo di quella che dovrebbe essere una “pentalogia”, si conferma un vero e proprio capolavoro dal punto di vista tecnico-artistico, che lascia ancora spazio a riflessioni ecologiste.

A tratti un mastodontico finto documentario, il film di James Cameron merita il successo che sta ottenendo, anche per le sicure evoluzioni cinematografiche che porterà.

Il Barista Animato attende il terzo capitolo per vedere dove Cameron sia intenzionato a portare la storia, pur avendo già lasciato intendere di cosa parlerà. C’è già chi storce il naso ma il regista canadese ha dato prova di saper far fronte alle critiche con i suoi film. Non ci resta che attendere e vedere cosa accadrà.

Ciao e al prossimo caffè,

Il Barista Animato

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