Marcel – The Shell è un lungometraggio in tecnica mista diretto da Dean Fleischer Camp, basato sui suoi precedenti cortometraggi cui aveva preso parte anche Jenny Slate, voce di Marcel. Slate torna oltre che come voce della conchiglia, anche come sceneggiatrice e produttrice.
Cicchetto di trama
Marcel è una piccola conchiglia che vive in una grande casa assieme a sua nonna Connie. I due non sono però sempre stati soli ma vivevano assieme alla loro famiglia e a tutta una congerie di altre creature in una organizzatissima comunità.
Una sera, in seguito a un violento litigio, i proprietari della villetta si lasciano e, nella confusione, tutta la famiglia della piccola conchiglia è portata via assieme ai calzini che l’uomo ha furiosamente scaraventato in valigia. Solo Marcel e nonna Connie rimangono indietro.
I due potrebbero abbandonarsi al dolore ma non si abbattono e prima si adattano al drastico cambiamento, poi, all’arrivo di Dean (un regista indipendente), Marcel si metterà alla ricerca dei familiari perduti. Sarà grazie al suo prezioso aiuto che la piccola conchiglia riuscirà a ritrovare la propria dispersa comunità. Il tutto sotto l’occhio della telecamera di Dean.

Il mio Marcel the Shell
Definire Marcel the Shell come un film tenero non è sbagliato: una conchiglia minuscola che perde tutta la sua comunità in maniera traumatica e rimane solo con la nonna prendendosi cura l’uno dell’altra e dell’intera casa con tenacia fa effettivamente tenerezza, nonostante il taglio documentaristico delle riprese. Il film di Fleischer Camp però, offre spunti di una certa intensità, durezza che la sottile ironia e il sarcasmo di Marcel velano quel tanto che basta perché non rovinino addosso allo spettatore.
Partendo dalla speranza che tutta la sua comunità sia ancora viva, Marcel continua a curare il giardino, la casa e ovviamente bada alla nonna che è davvero un personaggio irresistibile, non solo: quando Dean entra praticamente a gamba tesa nella vita della conchiglia, Marcel non ne sembra affatto scosso anzi, prima fa amicizia e poi conosce, anche grazie all’uomo, i lati positivi e gli infimi lati negativi del mondo di internet. e sarà sempre grazie a Dean che potrà ritrovare i suoi.
L’esca della tenerezza

Marcel the Shell non nasconde però il lutto, la paura della perdita, l’importanza della cura, delle reciproche attenzioni.
La tenerezza percepibile è appena una visibile briciola rispetto all’enormità dei messaggi che questo film porta con sé e aver deciso di farne un falso documentario è stata la scelta migliore. Un falso documentario, quando ben fatto ed è questo il caso, riesce a ridurre all’essenziale qualsiasi intento poetico del racconto: ciò che rimane dovrebbe essere quanto più verosimile alla verità nuda e cruda. Ecco allora che una frase come: “Guess why I smile a lot. Uh, ’cause it’s worthy” (“Indovina perché sorrido molto. Uh, perché ne vale la pena”) che di primo impatto potrebbe sembrare una frase da cioccolatino, assume un significato molto profondo in relazione a tutto quello che abbiamo visto in questo film. Una frase che sarebbe importante fare nostra in un periodo burrascoso come questo nostro presente.
Il conto
Marcel – The Shell è un tenero mockumentary che non manca di sottile ironia e sarcasmo e lascia piccole briciole di buoni e importanti messaggi, lungo tutta la narrazione. Il film, più che la Cenerentola, sarà la scheggia impazzita dei prossimi Oscar ma, potrà dire sicuramente qualcosa in più agli Annie Awards fra pochi giorni.
Ciao e al prossimo caffè,
Il Barista Animato
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1 pensiero su “Marcel – The Shell va ben oltre la tenerezza”