Mary e il fiore della Strega è il terzo film diretto da Hiromasa Yonebayashi. Dopo il tenero debutto con: Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, le conferme con un più ricercato: Quando c’era Marnie (entrambi per Studio Ghibli), il terzo film del regista e animatore di Ishikawa è un’ulteriore conferma delle capacità registiche di Yonebayashi. Un bel debutto per lo Studio Ponoc.
Cicchetto di trama
La giovane Mary Smith, come ogni Estate, passa le vacanze dalla prozia Charlotte. Come ogni stagione estiva, la ragazza si annoia terribilmente e prova a porre rimedio alla cosa dando una mano come può ma i risultati non sono proprio dei migliori nonostante la ragazzina ci metta tutto il suo impegno.

Un giorno, inseguendo i due gatti Tib e Gib nel bosco, trova un bellissimo fiore dalle accese tonalità blu: è un Volo Notturno ed è, come le racconta il giardiniere Zebedy, molto desiderato dalle streghe poiché fiorisce solo una volta ogni sette anni e ha grandi poteri magici.
Quando, il giorno dopo, Mary torna nel bosco inseguendo uno dei due gatti, trova una scopa e decide di montarvi sopra. Il manico di scopa si anima e la ragazza riesce a volare per un po’ di tempo e tenerne il controllo finché la scopa non prende il sopravvento e la conduce a una scuola di magia: l’Endor College. Lì farà conoscenza di Madama Mumblechook e del Dottor Dee che stanno conducendo dei complicati e pericolosi esperimenti di ‘magia metamorfica’.
Per Mary è l’inizio di una pericolosa avventura che la porterà a conoscere il suo passato e a mostrare tutto il suo coraggio per rimediare a un suo errore.

Il mio Mary e il fiore della Strega
Il primo lungometraggio targato Studio Ponoc è una bella avventura, realizzata in maniera convincente e con temi che ricordano un po’ lo Studio Ghibli da cui Yonebaiashi è fuoriuscito.

Per tutta la sua onestissima ora e quaranta circa Mary e il fiore della strega riesce a dipanare una storia accattivante grazie a personaggi ben costruiti e al ritmo del racconto ben calibrato.
La morbidezza di molte forme lungo tutto l’arco narrativo ricorda altri film Ghibli (stile che può comunque essere definito tipico di Yonebaiashi visti i lavori per lo Studio fondato nel 1986) per cui gli occhi sono già abituati a molte delle belle evoluzioni visive durante la storia. Quello che rende bello il film di Yonebaiashi & Co oltre alla storia in sé sono gli scenari: dagli spazi aperti fino ai più piccoli luoghi, tutto è rappresentato in maniera minuziosa, ci sono inquadrature che appaiono come bellissimi quadri in movimento e danno al film vero lustro.
Il terzo film diretto da Yonebaiashi scorre piacevolmente davanti agli occhi grazie a una regia attenta, semplice e mai banale, una colonna sonora – composta da Takatsugu Muramatsu – che offre brani coinvolgenti e incanta grazie alle sonorità del dulcimer di Joshua Messick.
Mary e il fiore della strega è un film che vale la pena recuperare, soprattutto se vi piacciono gli archi narrativi di personaggi un po’ goffi e a tratti lievemente insopportabili come la nostra Mary ma che, nel corso degli eventi, maturano per arrivare, alla fine del racconto, cambiati e più sicuri di sé
Il conto
Mary e il fiore della strega continua il viaggio di Hiromasa Yonebaiashi nel giovane femminile e lo fa con un film sicuramente meno incisivo rispetto ai precedenti (Marnie è forse il più “maturo”) ma con il consueto piglio registico, donandoci una storia dalle chiare reminiscenze Ghibli ma, con la voglia di andare oltre l’esperienza precedente, senza alcuna voglia di rinnegare il passato.
Ciao e al prossimo caffè,
Il Barista Animato
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